Suicidi e omicidi. E’ il valore della vita ad essere in pericolo

Indu­bi­ta­bil­men­te un momen­to pre­ve­di­bi­le e pre­vi­sto. Sui­ci­di, omi­ci­di-sui­ci­di e delit­ti per moti­vi che, per quan­to gra­vi, non han­no mai por­ta­to in pas­sa­to a deci­sio­ni tan­to drastiche.

Non pas­s­sa qua­si gior­no sen­za che si leg­ga di qual­cu­no che ha ucci­so per gelo­sia, dena­ro, o comun­que per futi­li moti­vi. Per non par­la­re del suci­dio. Gio­va­ni ragaz­zi che si tol­go­no la vita, una vita che sareb­be ragio­ne­vo­le aspet­tar­si anco­ra lun­ga, a cau­sa di pro­ble­ma­ti­che tipi­ca­men­te ado­le­scen­zia­li, come i pro­ble­mi sco­la­sti­ci o fami­glia­ri, gay che si tol­go­no la vita per­chè pre­si in giro o in qual­che modo emarginati.

Sem­bra una guerra.

Ma ragio­nia­mo: la vita è uni­ca. Per quan­to si pos­sa cre­de­re o meno ad una nuo­va incar­na­zio­ne, nul­la toglie che quel­la attua­le, nel momen­to del­la mor­te fisi­ca, ha ter­mi­ne anch’es­sa. Pos­sia­mo cre­de­re quan­to voglia­mo, ma il momen­to di fare qual­co­sa di noi stes­si, di evol­ver­ci, cre­sce­re… è sem­pre quel­lo presente.

Por­re fine alla pro­pria vita è un atto incre­di­bil­men­te defi­ni­ti­vo, con­clu­si­vo. Chiun­que dovreb­be capir­lo, ma ulti­ma­men­te è sem­pre meno così. La vita altrui sem­bra vale­re sem­pre di meno e anche la pro­pria sem­bra per­de­re sem­pre più significato.

Que­sto non è un risul­ta­to di con­di­zio­ni di vita ter­ri­bi­li: fac­cia­mo­ce­ne una ragio­ne; ci sono pae­si in cui la vita è mol­to vici­na alla mor­te, in cui la sof­fe­ren­za è così acu­ta da non esse­re nep­pu­re lon­ta­na­men­te para­go­na­bi­le a quel­la di un qual­sia­si Ita­lia­no o Euro­peo. Eppu­re lì la gen­te non si sui­ci­da. Maga­ri muo­re per cau­se ogget­ti­ve, di sten­ti, di malattia.

Ma non si ucci­de per­chè qual­cu­no la pren­de in giro per i pro­pri orien­ta­men­ti ses­sua­li o per­chè ha fini­to i soldi.

Quel­lo che acca­de nel mon­do occi­den­ta­le è che la vita vie­ne sem­pre meno per­ce­pi­ta per il suo valo­re intrin­se­co e sem­pre più per i fal­si valo­ri impo­sti da una socie­tà deca­den­te, lobo­to­miz­za­ta e che segue uni­ca­men­te i valo­ri materiali.

Quan­do il dena­ro, il ses­so, l’a­mo­re mate­ria­le diven­ta­no gli uni­ci valo­ri per le per­so­ne, ecco che quel­li veri sva­ni­sco­no dal­la con­sa­pe­vo­lez­za e ren­do­no la vita sem­pre più pri­va di significato.

Se iden­ti­fi­chi la tua vita con il lavo­ro che fai, se per­di il lavo­ro ti ritro­vi con nien­te in mano. E allo­ra per te la vita ha per­so ogni valo­re, ed ecco che scat­ta la follia.

L’ec­ces­so di omi­di­ci, sui­ci­di e com­bi­na­zio­ni rela­ti­ve non ha nul­la a che vede­re con con­di­zio­ni mate­ria­li di pover­tà, ma con con­di­zio­ni di pover­tà inte­rio­re che in que­sto momen­to è la vera pover­tà che ucci­de pri­ma i cuo­ri e poi, come logi­ca con­se­guen­za, le persone.

Se per te l’u­ni­co valo­re è il dena­ro, allo­ra la vita degli altri pri­ma e la tua subi­to dopo, diven­ta­no mer­ce ava­ria­ta o comun­que di scambio.

Esi­ste una sof­fe­ren­za fisi­ca che può esse­re insop­por­ta­bi­le, ma non è di quel­la che stia­mo par­lan­do. Qui par­lia­mo del­la sof­fe­ren­za emo­ti­va, inte­rio­re che, per quan­to ter­ri­bi­le pos­sa sem­bra­re, è sem­pre illu­so­ria, sem­pre tran­si­to­ria, sem­pre dovu­ta ad erra­te con­vin­zio­ni, iden­ti­fi­ca­zio­ni, attac­ca­men­ti ed altro ancora.

Eppu­re, di fron­te a que­sta sof­fe­ren­za sem­pre più per­so­ne si arren­do­no, e scel­go­no un atto defi­ni­ti­vo come il sui­ci­dio (o l’o­mi­ci­dio) piut­to­sto che intra­pren­de­re qual­co­sa, qual­sia­si cosa, che li por­ti oltre la sof­fe­ren­za che stan­no viven­do e dal­la qua­le, in man­can­za di valo­ri pro­fon­di, non si cre­de pos­sa esi­ste­re via d’uscita.

Ecco per­chè per le per­so­ne è sem­pre più faci­le ucci­de­re e ucci­der­si: per­chè per­do­no sem­pre di più il signi­fi­ca­to del­la vita a cau­sa del­l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne sem­pre più pro­fon­da in valo­ri imper­ma­nen­ti, tran­si­to­ri e super­fi­cia­li inve­ce che anda­re ver­so quel­li più ogget­ti­vi, pro­fon­di e che atten­go­no più pro­pria­men­te alla sfe­ra dell’essere.

Per­chè dipen­do­no sem­pre di più dal­l’a­ve­re che dal­l’es­se­re, per­chè non san­no chi sono ed han­no sem­pre più biso­gno del­l’ap­pro­va­zio­ne degli altri per sen­tir­si vivi.

Se sai esat­ta­men­te quan­to può vale­re una vita, non ti è così faci­le spe­gner­la: che sia la tua o quel­la di qual­cun altro.

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